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L'ERRORE E LA CULTURA DEGLI ALIBI: APPROFONDIMENTO A CURA DI COACH LICCHELLI!


Prendendo spunto dal noto discorso di Velasco: "L'attaccante ha attaccato fuori perché l'alzata non era buona ... ; il palleggiatore dice che ha alzato male perché la ricezione non era precisa ... ; il ricettore, che non può scaricare la colpa a nessun compagno, non può chiedere all'avversario di battere facile, quindi se la prende con un faro posizionato male che non gli ha permesso di ricevere bene ... ; quindi l'attaccante ha attaccato fuori perché l'elettricista ha posizionato male il faro."


In queste parole più volte pronunciate dall'allenatore che ha cambiato il modo di vedere lo sport della pallavolo e non solo, c'è tutta l'essenza di quella che comunemente viene definita da noi allenatori gestione dell'errore.


Il numero degli errori commessi durante una partita di pallavolo rappresenta statisticamente un valore che spesso influisce in modo determinante sul risultato della stessa. Basta pensare che gli errori commessi durante una partita da una squadra, soprattutto ai livelli più bassi, possono arrivare a rappresentare più della metà dei punti ottenuti dalla squadra avversaria.


Ma allora verrebbe spontaneo affermare che per vincere le partite è sufficiente non commettere errori. Sappiamo benissimo che questo non è vero, perché i punti bisogna anche conquistarli. Io direi, per usare un termine matematico, che commettere pochi errori è una condizione necessaria ma non sufficiente.


Per far questo bisogna anzitutto distinguere tra errori provocati (dagli avversari) ed errori gratuiti. Faccio un esempio. Siamo in ricezione: se l'avversario esegue un servizio in salto spin forte e magari anche vicino alla riga o in una zona di conflitto, possiamo parlare di errore provocato; se l'avversario esegue un servizio float nemmeno tanto valido tecnicamente e la palla cade per un errore di valutazione o per mancanza di comunicazione con il mio compagno di reparto, l'errore è da considerarsi grave, quindi gratuito.


Lo stesso esempio lo possiamo riportare in tutti i fondamentali della pallavolo, per ognuno dei quali ci sono errori che possono essere tollerati ed altri meno.


Fabrizio Licchelli Leo Shoes Casarano
Fabrizio Licchelli - Coach Leo Shoes Casarano

Ma come posso migliorare questo aspetto della mia squadra? Semplicemente allenandolo.


Analizzando gli errori commessi bisogna comprendere se derivano essenzialmente da problematiche tecniche o da altri fattori. E' scontato che molti errori saranno sempre di carattere tecnico e per fare in modo che siano sempre di meno non possiamo far altro che allenare la tecnica individuale con la consapevolezza, però, che gli errori tecnici faranno parte sempre dei numeri di una partita, perché è impossibile azzerarli, anche perché spesso sono errori provocati. Rimanendo in tema di ricezione, capiterà sempre di subire un ace a causa di un servizio anche non eccezionale, perché per quanto un atleta possa aver raggiunto un livello qualitativo elevato in quel fondamentale l'errore tecnico fa parte del gioco. Ma se lo stesso servizio cade tra due atleti impegnati in ricezione senza che uno dei due intervenga, si tratta di un errore di organizzazione e/o di comunicazione, perché magari non sono state stabilite con fermezza le competenze oppure gli atleti non hanno comunicato a sufficienza.


Come allenare in modo proficuo la gestione dell'errore? A mio avviso, fermo restando che il miglioramento qualitativo della squadra (e di conseguenza la diminuzione del numero degli errori) deve passare sempre attraverso un adeguato allenamento della tecnica individuale, ci sono vari modi per allenare un gruppo di atleti nella gestione dell'errore. Una modalità sempre valida è quella legata al punteggio: dal momento che le fasi di lavoro a punti fanno ormai parte della maggior parte degli allenamenti, basta dare un peso diverso ad alcune tipologie di errore, come ad esempio attribuire 2 punti anziché 1 alla battuta vincente che deriva da un errore non tecnico.


Si potrebbe obiettare il fatto che il miglioramento tecnico deve necessariamente passare dagli errori commessi, altrimenti l'atleta non "osa" per la paura di sbagliare. Infatti, a mio personale parere, si dovrebbero proporre delle esercitazioni dove l'errore è più tollerato altri in cui lo è di meno, avendo cura di essere sempre chiari sull'obiettivo della proposta. E questo non dipende dalla tipologia di esercitazione. In un lavoro analitico posso chiedere al mio atleta di preoccuparsi esclusivamente del gesto tecnico a scapito dell'errore e in un altro momento chiedergli di restare al di sotto di un obiettivo massimo di errori. Allo stesso modo in una esercitazione globale, giocando sulle forme e modalità di punteggio.


Per finire mi permetto di fare due altre considerazioni.


Ridurre il numero di errori legati alla tecnica individuale richiede un lavoro indispensabile ma i cui risultati si ottengono dopo tantissimo lavoro ed è legato a tanti fattori come l'età degli atleti, il numero degli allenamenti, il tempo a disposizione, gli obiettivi del campionato, ecc.; mentre per minimizzare gli errori dovuti ad altri fattori è necessario un tempo decisamente inferiore.


Distinguere con chiarezza le tipologie di errore e le cause che li generano aiuta decisamente a ridurre gli alibi che il genere umano è per natura portato ad esternare, a maggior ragione in un contesto di gruppo, dove assumersi le responsabilità comporta sempre una gran fatica.



Fabrizio Licchelli

Head Coach Leo Shoes Casarano Volley

PERCENTUALE ERRORI LEO SHOES CASARANO VOLLEY PER GIORNATA
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